Premio Internazionale Vincenzo Torriani | I Premiati 2016
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I Premiati 2016

VINCENZO NIBALI

 

Un campione moderno e antico
con la voglia di non arrendersi mai.
Nasce a Messina il 14 novembre 1984, attualmente gareggia per l’Astana Pro Team.
Lo avvia al ciclismo il padre, Salvatore. Il debutto è tardivo, da Esordiente, con un secondo posto che stupisce. Per crescere in bici deve lasciare
la Sicilia, approda in Toscana dove gareggia per il GS Mastromarco sino agli Under 23. Lo battezzano lì “Squalo dello Stretto”, per le origini ma soprattutto perché corre sempre all’attacco.
Nel 2005 passa al professionismo con la Fassa Bortolo di Giancarlo Ferretti, non vince ma si fa notare. Dall’anno successivo è alla Liquigas dove rimarrà sino al 2012. Con i verde-blu ottiene i suoi primi successi, al GP di Plouay e in una tappa della Coppi e Bartali.
Il 2008 sancisce la sua crescita, vince il Giro del Trentino, si mette in evidenza al Giro e al Tour in cui l’anno dopo è nono, sfidando Contador.

La consacrazione è del 2010, quando al Giro veste in rosa per tre giorni, vince una tappa ad Asolo e chiude al terzo posto. Poi in Spagna senza ambizioni, vince a sorpresa la Vuelta. Il 2011 lo vede secondo al Giro, dopo squalifica di Contador.
Nel 2012 si sposa con Rachele e chiude al terzo posto il Tour. Nel 2013 approda alla Astana, maglia con cui ottiene la vittoria al Giro e il secondo posto alla Vuelta. Il 2014 è un anno magico con la maglia tricolore e lo strepitoso successo al Tour de France, dove stupisce tutti: vince da finisseur a Sheffield e galleggia sul pavé della quinta tappa, che costa a Froome il ritiro per caduta. Il Tour perde anche Contador per una frattura ma Nibali legittima con altre due vittorie in salita il suo dominio, sedici anni dopo il successo di Marco Pantani. Per lui la Triplice Corona, come vincitore
dei tre Grandi Giri.
Nel 2015 bissa il titolo italiano e vince il Giro di Lombardia con un’azione perentoria.
Nel 2016 il bis al Giro d’Italia di cui viene a capo nell’estremo finale. Solo una caduta nella prova olimpica di Rio de Janeiro gli impedisce di conquistare una medaglia che avrebbe ampiamente meritato, come promotore dell’azione decisiva.

GIORGIO SQUINZI

 

Un leader dell’ industria
con una grande passione nel cuore: la bici.
Nasce a Cisano Bergamasco (BG) il 18 maggio 1943, ma è un milanese di lungo corso. Coniugato, due figli, dopo la laurea in Chimica Industriale alla Statale, asseconda il padre, titolare dal 1937 della Mapei Snc, trasformandola in Spa nel 1970.
Il Gruppo Mapei, con quasi 9.000 dipendenti diretti, fatturato di 2,6 miliardi di euro nel 2015, opera oggi in 32 Paesi. Tra le onorificenze l’Ambrogino d’oro 1996, la croce di Cavaliere di S. Gregorio Magno in Vaticano nel 1998, anno in cui è stato nominato Cavaliere del Lavoro in Italia e “Commandeur de l’Ordre de la Couronne” in Belgio.
Nel 2002 la laurea honoris causa in Ingegneria Chimica conferitagli dal Politecnico di Milano. Nel 2013 il Presidente della Repubblica lo nomina Grande Ufficiale dell’ordine “Al merito della Repubblica italiana”.

Dal 2005 al 2011 Presidente di Federchimica, incarico già svolto dal 1997 al 2003. Dal 2010 al 2012 Presidente del CEFIC, l’Associazione dell’Industria Chimica Europea, cui aderiscono 29.000 aziende, un quarto della produzione chimica mondiale, primo imprenditore a rappresentarla. Da maggio 2012 fino al maggio 2016 Presidente di Confindustria. Da aprile 2016 è Presidente del Gruppo Sole 24 Ore.

Il ciclismo era nelle tradizioni di famiglia, papà correva in bici. E quasi tutte le domeniche lui e la sorella, bambini, erano con papà al seguito delle corse. L’esperienza Mapei nel ciclismo è durata nove stagioni ai vertici delle classifiche internazionali, cadenzate dai successi di Franco Ballerini alle Roubaix, con Museeuw al Mondiale di Lugano, nella Roubaix del Centenario, davanti a Bortolami e Tafi.
Si è conclusa nel 2002 per le cocenti delusioni legate alle vicende doping , ma è proseguita con il Centro ricerche di Castellanza, un vanto per il ciclismo e non solo.

MAURO VEGNI

 

Un organizzatore capace di coniugare
tradizione e innovazione.
Mauro Vegni nasce il 7 febbraio 1959 a Cetona (Si), ma cresce a Roma dove la famiglia si trasferisce – lui ha 5 anni – andando a vivere nello stabile in cui risiede Franco Mealli con la famiglia. I Vegni e i Mealli sono dirimpettai e fraternizzano, tanto che il padre di Mauro raccomanderà a Franco il figlio tredicenne, che il pallone ha quasi allontanato dagli studi. Teme le amicizie devianti, gli dice di portarlo con sé alle corse. Capita così che un patito del calcio scopra il ciclismo, grazie a un mentore d’eccezione.

Dai sedici anni segue l’attività del Velo Club Forze Sportive Romane, la società di Mealli, a volte saltando la scuola. E dopo il diploma e il servizio militare, pur iscritto a Scienze Politiche, lascia tutto e ci lavora a tempo pieno. Al seguito di Mealli, come suo secondo, impara di tutto: dall’impostazione alla progettazione di un evento, dal rapporto con i fornitori e i collaboratori a quello con i corridori. Quando Mealli per motivi di salute passa la mano, Vegni reggerà in qualità di direttore generale i Mondiali di Sicilia del 1994 e l’anno dopo i Mondiali juniores di San Marino.

Nel frattempo le corse di Mealli sono passate a Rcs Sport, la società che si cura del patrimonio ciclistico della Gazzetta dello Sport, dal Giro d’Italia all’ultima nata, la Strade Bianche. Nel 1996 l’avvocato Castellano, succeduto a Torriani, chiama Vegni
al suo fianco, in una logica di continuità.
Della Tirreno-Adriatico, di cui conosce ogni dettaglio, è investito in prima persona, ma si occupa ovviamente di tutto. Asseconderà anche la gestione successiva, legata ad Angelo Zomegnan, sino al 2011, quando Vegni diventa il Direttore Operativo del Giro d’Italia, che già disegna da anni.

PREMIO CUORE D’ARGENTO

MAURO COLOMBO

 

Giornalista, amico dello sport e, in particolare, del ciclismo e della sua storia.
Ne fa fede il suo romanzo “L’ora del Fausto”, ambientato in una Milano dell’autunno 1942, in piena guerra. Colombo ha saputo disegnare una trama di uomini e biciclette intorno al record dell’ora di Coppi. È il romanzo di un’amicizia e di molte solidarietà, cui fa da sfondo la vita quotidiana, tra operai e contadini, corridori e tecnici, preti e partigiani, nei tremendi mesi dei
bombardamenti. Nel 2014 ha ricevuto il 1° premio al Concorso Letterario nazionale del CONI ed attualmente è vicepresidente della Associazione Amici di Mons.Pirovano, il vescovo a cui Torriani era molto legato.

ANTONIO MOLTENI

 

Presidente della Fondazione del Museo del ciclismo
voluto da Fiorenzo Magni al Ghisallo, accanto alla chiesetta-santuario dedicata alla Madonna, proclamata nel 1949 da papa Pio XII patrona universale dei ciclisti. Fin dai tempi del progetto, il magregliese Molteni seguì al fianco di Magni la realizzazione del museo che, quest’anno celebra il suo primo decennale di vita. Da consigliere della Fondazione Museo del Ghisallo, a dieci anni di distanza, ora Molteni ne è il più alto rappresentante.

IL SALUTO DI JOVANOTTI

“Prima di tutto grazie, Vincenzo Torriani è stato un gigante dello sport e il suo nome risuona

nelle mie orecchie come una bella nota musicale fin da quando ero bambino e guardavo il Giro con

il mio babbo, che era un grande tifoso e mi ha trasmesso questo amore.

Io quest’anno non potrò esserci in quanto sono via per quasi tutto il periodo di autunno.

La bici e la musica ci rendono tutti una banda di ragazzi che giocano!

Stiamo in contatto e comunque grazie!”

Lorenzo