Premio Internazionale Vincenzo Torriani | Vincenzo Torriani
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Vincenzo Torriani

Bruno Raschi, indimenticabile cantore della bicicletta, di lui scrisse che «deve probabilmente discendere da una fierissima stirpe di esploratori». E l’altrettanto indimenticabile Candido Cannavò ne fece questo ritratto: «Un comandante assoluto… Nel suo cervello si realizzava, chilometro per chilometro, la sintesi mobile di quella straordinaria avventura della strada. Gli episodi avvenuti si mescolavano con il loro successivo sviluppo, con tutto ciò che poteva esserci dopo la prossima curva o sotto le sbarre di un inquietante passaggio a livello. Il pericolo era un nemico da accarezzare e poi da cogliere in anticipo…».

Nato il 17 settembre 1918 a Novate Milanese, Vincenzo Torriani cominciò ad aiutare il padre nel suo oleificio. Internato in Svizzera durante il secondo conflitto mondiale, dopo la guerra entrò nell’orbita del Giro d’Italia, affiancando nel 1946 il vecchio Armando Cougnet, crescendo in fretta alla sua scuola e subentrandogli definitivamente nel 1948. Dedicò al ciclismo quasi mezzo secolo della sua vita. La Gazzetta dello Sport gli affidò la direzione organizzativa delle corse e in quella veste Torriani legò il suo nome alla rinascita del quotidiano e alla valorizzazione delle principali competizioni del calendario nazionale: Giro d’Italia, Milano-Sanremo, Giro di Lombardia…

Tratto distintivo della sua opera era l’attenzione costante ad affiancare all’aspetto agonistico e sportivo quello sociale, turistico e culturale. Innumerevoli le sue innovazioni, come l’inserimento del Poggio nella Milano-Sanremo, del Muro di Sormano nel Giro di Lombardia (entrambi risalgono al 1960) e di tante ascese storiche nel Giro d’Italia: lo Stelvio (1953), il Gavia (1960), l’Etna, il Block Haus e le Tre Cime di Lavaredo (1967), le Torri del Vajolet (1976). Grazie alla fantasia di Torriani la corsa rosa “invase” spazi impensati: i Cortili pontifici in Vaticano (1974), Piazza dei Miracoli a Pisa (1977), Piazza San Marco a Venezia (1978), l’Arena di Verona (1981), Piazza del Campo a Siena (1986).

Nel 1961 il Giro festeggiò il Centenario dell’Unità d’Italia partendo da Torino, imbarcandosi da Genova per la Sardegna e successivamente per la Sicilia dove, da Marsala, ripartì verso nord. Nel 1973 diventò “europeo”, toccando nel suo tracciato il Belgio, la Germania, l’Olanda, il Lussemburgo, la Francia e la Svizzera. Nel 1983 la corsa venne brevemente “neutralizzata” per consentire alla carovana di visitare la Comunità di San Patrignano. Tra le altre “invenzioni” di Torriani, l’inserimento del prologo a precedere la prima tappa del Giro (1971, inizialmente non valido per la classifica generale) e l’organizzazione della Gran Fondo Milano-Roma (600 km), al termine del Giro del 1979.

A vent’anni dalla scomparsa (24 aprile 1996), il ricordo di Torriani è ancora vivo in carovana. Gino Palumbo, storico direttore della “rosea”, probabilmente lo presagiva quando scrisse che «solo due persone in qualsiasi strada d’Italia vengono acclamate se si espongono dal tetto di una macchina: il Papa e Torriani».

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